"Natura e mistero" sono due elementi fondamentali nell'arte e nella vita di Lorenzo Peretti iunior, notevole pittore portato all'attenzione del grande pubblico da questa mostra di circa 80 opere.
Lorenzo Peretti è uno dei più poetici ed enigmatici fra i "Pittori vigezzini", cioè fra gli artisti che fiorirono nella Val Vigezzo fra fine '800 e primo '900. L'ambiente naturale della sua valle è rappresentata da Lorenzo Peretti nel tripudio dei colori accesi dal sole, con una fitta trama di pennellate in rilievo che rimanda all'Impressionismo e al Divisionismo; altri dipinti di questo maestro si avvicinano invece al Simbolismo e colgono aspetti arcani della natura, come nel paesaggio ombroso intitolato Bosco dei druidi.
Lorenzo Peretti, anche se visse abbastanza a lungo, dipinse solo per una dozzina d'anni senza far conoscere la sua opera come meritava, rifiutando addirittura l'invito del grande collega Morbelli a esporre con i Divisionisti. Nella maturità, l'artista si concentrò su una ricerca spirituale venata di esoterismo, nel tentativo di conciliare Cristianesimo e Teosofia, alla ricerca del Principio divino riflesso nella natura.
La profondità e l'introspezione dell'animo di Lorenzo Peretti, frutto di questa continua ricerca interiore, emergono in opere in mostra come l'intenso Autoritratto e il ritratto postumo del padre, pittore anch'egli che però tentò di ostacolare la creatività del figlio.
L'esposizione, apprezzabile per la sua completezza, comprende anche nature morte, opere non finite e disegni di Lorenzo Peretti.
Una seconda parte della mostra espone opere di altri valenti pittori che furono suoi amici e compagni di sperimentazioni fra Val Vigezzo e Lombardia: Giovanni Battista Ciolina, Gian Maria Rastellini, Carlo Fornara e Arturo Tosi. Una costante di questi maestri è il legame con la terra d'origine unita a una insolita intensità poetica e spesso a un'apertura culturale europea.
La mostra è organizzata dalla Collezione Poscio ed è curata da Elena Pontiggia; accompagna l'esposizione un catalogo edito da SAGEP con un testo analitico di Elena Pontiggia e uno scritto di Davide Brullo.